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La Mamma nella Prosa

Raccontare come i poeti e gli scrittori hanno raccontato la “Madre” è praticamente impossibile.
Troppi sono i romanzi, i racconti, gli scritti che la vedono protagonista, dall’antichità (già nella letteratura e nel teatro greco e romano), passando attraverso la letteratura medievale, moderna e contemporanea.

ANDROMACA, moglie di Ettore e madre di Astianatte, fu la più triste e infelice, simbolo di maternità violata, della madre, cioè, che si vide uccidere il figlio sotto gli occhi e nel modo più barbaro, secondo quanto narra la leggenda (da Sofocle a Euripide, passando attraverso Racine e Chateauxbriand, in molti hanno scritto di lei e del suo dolore immenso).
La storia, invece, ci ha trasmesso la coraggiosa figura di CORNELIA, madre dei Gracchi che, rimasta vedova in tenera età, rifiutò di sposare Tolomeo Fiscone, re d’Egitto, per consacrarsi alla crescita e all’educazione dei figli.
Di lei, famosa la risposta data ad una matrona romana che ostentava le sue pietre preziose, “ecco i miei gioielli” facendo riferimento ai figli.

Potremmo proseguire ma preferiamo trasmettervi qualcosa di altrettanto profondo, l'amore dei figli...prose (e nella sezione specifica) dolcissime da dedicare alla mamma nel giorno della sua festa.

Citazione:

“… Tu sei di tua madre lo specchio, ed ella in te rivive il dolce aprile del fior dei suoi anni…”
William Shakespeare

auguri mamma

p Testimonianze di uomini straordinari che raccontano di madri straordinarie.

Ricordo della mamma di G. Papini (da 'Il muro del gelsomino')

Ogni volta che tento di rintracciare nel passato le impronte della beatitudine, mi rivedo accanto alla mamma nei pomeriggi d'inverno quando calava presto la notte, seduti a una stessa tavola, sotto la luce quieta che veniva dal globo di vetro appannato del lume a petrolio. Lei, tutta rinvoltata in uno scialle di lana celeste, cuciva con l'ago e con la macchina: in casa non c'era nessuno all'infuori di noi due, soli soli, vicini vicini, al riparo dal vento, dal freddo, dal buio, e io mi sentivo salvo e sicuro sotto la protezione della luce calma della lampada e degli occhi lucenti e potenti di mia madre.
Spesso ella cantava e rideva. Cantava a mezza voce certi canti popolari antichi, ingenui e malinconici, che mi riempivano il cuore di una mesta, misteriosa dolcezza. Ma i ricordi più dolci e nitidi sono quelli delle nostre sortite all'aria aperta e libera, sui lungarni, nei giardini, nei viali, per le strade delle campagne. Si andava fuori quasi tutti i giorni, anche se il tempo era imbronciato o corrucciato, con celeri passi e allegri visi.
Mia madre aveva due vestiti soli per uscire: uno color ruggine per l'inverno e uno color tortora per le belle stagioni. Io ero felice quando la vedevo tirar fuori dall'armadio il vestito chiaro, perchè era segno che stava per cominciare l'ariosa festa della primavera e l'ardente follia dell'estate.

Ritorno della mamma di A. Negri (da 'Maternità')

Sono le sette, e la mamma torna dalla fabbrica: oh, adesso è ben altra vita!
La mamma non è più giovane e ha già molti capelli grigi; ma la sua voce è squillante, di ragazzetta, e tutto in lei è chiaro ed energetico: il passo, il movimento, lo sguardo, la parola. Sposa, fu cucitrice di bianco; rimasta vedova e nella più dura miseria, dovette collocarsi come operaia in uno stabilimento di filatura e tessitura di lane. Lavora tredici ore filate: spesso è costretta alla mezza giornata della domenica. Ma è gaia e ride, è creatura piccola e vocale come gli uccelli, e cinguetta e canta.
Non porta con sè la polverosa e grave atmosfera di un lanificio; ma piuttosto l'acre sentore d'una ventata di marzo, rude alla pelle, piena di azzurro e d'elementi di vita.

Mia madre di G. Garibaldi

Nelle circostanze più terribili della mia vita, quando l'oceano ruggiva sotto la carena, contro i fianchi della mia nave sollevata come un sughero, quando la palle fischiavano alle mie orecchie e piovevano a me d'intorno coma la gragnuola, io vedevo mia madre inginocchiata, immersa nella preghiera, ai piedi dell'Altissimo. Ed in me, quello che trasfondeva coraggio di cui io rimanevo stupito, era la convinzione che non poteva cogliermi alcuna disgrazia mentre una così santa donna, un tale angelo, pregava per me.

Tra le braccia della mamma di Tolstoj (rid. e adatt.)

Con gli occhi annebbiati dalla sonnolenza mi alzo e mi arrampico sulla poltrona. <<Io non vengo a dormire, mammina>> mi vien fatto di dire, ma il sano sonno infantile mi chiude le palpebre.
Sento ad un tratto che una tenera mano mi tocca, mi accarezza i capelli e proprio all'orecchio la cara voce ben nota dice: Alzati, bambino mio, è ora di andare a dormire. Con l'altra mano essa mi prende in collo e le sue lievi dita mi accarezzano, tutte queste cose fanno sì che io balzi su, mi aggrappi al suo collo, prema la testa contro il suo petto e dica: <<Oh, cara, cara mammina, quanto ti voglio bene!>>

Lettera alla mamma di A. Gramsci

Carissima mamma,
ho ricevuto la lettera che mi hai scritto con la mano di Teresina, ma io ho sentito nella lettera tutto il tuo spirito e il tuo modo di arionare; era proprio una lettera tua e non di Teresina. sai che mi è tornato alla memoria? Proprio mi è riapparso chiaramente il ricordo di quando ero in prima o in seconda elementare e tu mi correggevi i compiti: ricordo perfettamente che non riuscivo mai a ricordare che 'uccello' si scrive con due 'c' e questo errore tu me lo hai corretto almeno dieci volte.
Tu non puoi immaginare quante cose io ricordi in cui tu appari sempre come una forza benefica e piena di tenerezza per noi.

La madre di P. S. Buch

La madre si sentiva troppo stanca per mangiare. Sospirò profondamente, afferrò uno sgabello, di bambù, e sedette vicino alla porta per riposare. Di nuovo sospirò, si lisciò all'indietro i ruvidi capelli cotti dal sole, e guardò attorno.
Le basse colline che fiancheggiavano la valle s'incupivano lentamente contro il pallido cielo giallino. Nel villaggio s'accendevano i fuochi per la cena. Fumate languide si levavano nell'aria cheta. La madre stette ad osservare, e improvvisamente, si sentì piena di letizia. Delle sei o sette famiglie della borgata, non una (pensò) poteva rivaleggiare con la sua nella cura per i figlioletti.

La buonanotte di mia madre di M. Proust (da 'Casa Swann')

L'unica mia consolazione quando salivo a coricarmi, era che la mamma sarebbe venuta a darmi un bacio quando sarei stato a letto. Ma durava tanto poco questa buonanotte, e lei discendeva tanto presto! Il momento in cui la sentivo salire, e poi nel corridoio udivo passare il fruscio leggero della sua vestaglia di mussolina blu ornata con treccioline di paglia pendenti, finiva con l'essere per me un momento doloroso: annunciava il momento successivo, in cui, ridiscendendo, mi avrebbe lasciato. Di modo che questa buonanotte tanto amata, arivavo ad augurarmi che giungesse più tardi possibile, perchè quella dilazione che avevo, quando la mamma non era ancora venuta, potesse prolungarsi. A volte, quando, dopo avermi baciato, apriva la porta per andarsene, avrei voluto richiamarla, dirle <<baciami ancora una volta>>, ma sapevo che il suo viso avrebbe assunto un'espressione di dispiacere. Mio padre, che trovava questi riti assurdi, s'irritava alla concessione ch'ella faceva alla mia tristezza ed alla mia agitazione salendo a portarmi quel bacio di pace, e quindi ella avrebbe voluto tentare di farmene perdere il bisogno, l'abitudine, lungi dal farmi prendere quella di domandargliene un altro quando era già sulla soglia. E vederla dispiacente, distruggeva tutta la calma che un istante prima m'aveva portato chinando verso il mio letto il volto amorevole.

Questa mamma! di C. Zavattini (da 'Parliamo tanto di me')

La mamma! Dicono che sia buona. Sarà. Per me si tratta della donna più misteriosa del mondo. Quando dorme? Mah. Entro in casa dopo mezzanotte e la trovo che fruga nei cassettoni. Se mi sveglio, anche prima dell'alba, la sento camminare leggera nella stanza o parlare sottovoce col mio fratellino. Quei due hanno sempre qualcosa da dirsi all'insaputa degli altri familiari.
Fa, inoltre, della magia: prepara, poniamo, la valigia.
- Ho messo le maglie, i fazzoletti, le camicie.
Arrivo, apro, trovo le maglie, i fazzoletti, le camicie... e una grossa ciambella. Come, quando? Insomma, questo agire di nascosto a lungo andare impensierisce. Di giorno sta ore e ore in mezzo a cumuli di calze. Chi rompe tante calze?
Non esageriamo, i buchi li fa lei per restare pomeriggi interi vicino alla finestra.

Regalatemi un ricordo di C. Manzoni (da 'Annabella')

Per favore.
Parlatemi di vostra madre. Vi ascolto.
Di certo la ricordate e di lei ricordate tante cose.
Lasciate stare le cose curiose.
Parlatemi soltanto delle cose più semplici, quelle che fa ogni madre, come rimboccarvi le lenzuola, per esempio, e darvi l'ultimo bacio della sera.
Parlatemi di quando vi rimproverava, severa, per un vostro capriccio.
Di quando vi riempiva le orecchie e gli occhi di sapone.
Di certo ricordate un mucchio di cose.
Ricordate la sua voce dolce, morbida, calda, qualche volta tremante per una paura, magari per un semplice raffreddore.
Parlatemi di vostra madre quando vi accompagnava a scuola e vi teneva per mano, o vi insegnava a reggere la penna.
Uno scapaccione ogni tanto.
Una tirata d'orecchie.
E poi: <<Non bere, non correre, non prender freddo, non sudare>>. Di quante cose potete parlare.
Io vi ascolto.
Cominciate dal principio, frugate in fondo alla vostra memoria, cercate i giorni più lontani, quando i ricordi sono confusi, ma ritrovate nitide e precise, perfette nei loro contorni, le cose più care, quelle che non potete dimenticare. L'immagine di vostra madre, il suo sguardo, il suo sorriso, le sue lacrime, i suoi timori, le sue speranze, le sue gioie.
Parlatemi delle cose che tutte le mamme fanno, e che riempiono il cuore di affetto.
Regalatemi un vostro ricordo. Non più di un ricordo per uno. Chi un bacio, chi una carezza, chi uno schiaffo, chi una tirata d'orecchie.
Io ho tutto dimenticato il giorno in cui sono nato.

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La tua mamma

Ti hanportato nel cuore giorni e giorni; ti ha nutrito, custodito, vegliato.
Ha guidato i tuoi passi incerti; ti ha accarezzato, abbracciato, protetto da ogni pericolo.
Ti ha insegnato le cose più belle che sai: l'amore per Gesù, per il babbo, per i fratellini.
In ogni istante ti dimostra il suo amore disinteressato: affidati a lei, aprile il tuo cuore; ella sola può comprenderti, ella sola può condurti sulla via del bene.

Che cos'è una mamma di Victor Hugo

Sai tu comprendere che cosa vuol dire avere una mamma?
Sai tu comprendere ciò che vuol dire essere un fanciullo, un piccolo povero bambino, debole, nudo, misero, affamato, solo al mondo e sentire che hai vicino a te, intorno a te, sopra di te, una donna che cammina se tu cammini, che si arresta se tu ti fermi, che sorride se tu piangi?
No, non è una donna, è un angelo che ti guarda, che t'insegna a parlare, che t'insegna a leggere, che t'insegna ad amare!
Ella riscalda le tue dita nelle sue mani, il tuo corpo fra le sue braccia, la tua anima sul suo cuore!
Ti dona il suo latte quando sei piccolo, il pane quando sei grande, la sua vita sempre!
E' una creatura a cui se tu dici - mamma - ti risponde - figlio mio! - con una voce così dolce che le due parole rallegrano Dio.

La più bella parola di Marino Moretti

Mamma. Nessuna parola è più bella. La prima che s'impara, la prima che si capisce e che s'ama. E mi par quasi di rivedermi, di riudirmi, di risentirmi quando, piccino piccino, cercavo inutilmente di afferrarla, coi labruzzi sporchi di latte: mmmm... Com'era difficile! Era difficile allora la parola più facile! Mm-mam-ma. E quando s'è pronunciata bene, quando s'è pronunciata tutta, tanto più lunga, con tante più m, abbiamo già fatto una prima conquista.
La seconda. i primi pasetti senza l'aiuto delle dande; ma l'altra è più bella. Non perchè s'è imparata la prima parola, ma perchè s'è chiamata col suo nome, mamma la mamma. Non perchè s'è pronunciata distintamente la prima di una lunga serie di parole che non saran tutte belle, ma perchè s'è risposto con due sillabe alle infinite, amorose, tiorose domande della maternità di cui siam parte. Ed anche se diventassimo vecchi, come chiameremo la mamma più vecchia di noi? Mamma. Non c'è altro nome.

Il sorriso della mamma di A. S. Novaro

Benedetta la casa illuminata dal sorriso della madre!
Sorriso della madre: lusinghiero quando saluta e dice addio da un davanzale, e accompagna fino alla svolta della strada; e chi si allontana lo porta come un caro secreto viatico in cuore: e la strada gli sembra più amabile d'ieri e il mondo gli sembra più roseo, la vita rinnovellata, quasi lavata, purificata, desiderabile, buona da abbracciare e seguitare.
Soav fino alle lacrime quando attende di sul limitare un ritorno, - e tu dopo il freddo e grigio cammino alza gli occhi e improvvisamente lo riài come un premio alla tua fatica, come un sollievo alla tua stanchezza, come una benedizione e un augurio alla tua fede: poichè esso ti getta innanzi d'un colpo, in un impeto muto e in un fascio, tutte le gioie della casa.

Nome santo di E. De Amicis

V'è un nome soave in tutte le lingue, venerato fra tutte le genti, il primo che suona sul labbro del bambino con lo svegliarsi della coscienza, l'ultimo che mormora il giovinetto in faccia alla morte, un nome che l'uomo maturo e il vecchio invocano ancora, con tenerezza di fanciulli, nelle ore solenni della vita, anche molti anni dopo che non è più sulla terra chi lo portava, un nome che pare abbia in sè una virtù misteriosa di ricondurre al bene, di consolare e di proteggere, un nome con cui si dice quanto v'è di più dolce, di più forte, di più sacro nell'anima umana: la madre.

La madre di Giuseppe Mazzini

V'è un angelo nella famiglia che rende, con una misteriosa influenza di grazie, di dolcezze e d'amore, il compimento dei doveri meno amari. Le sole gioie pure e non miste di tristezza, che sia dato all'uomo di godere sulla terra, sono, mercè quell'angelo, le gioie della famiglia.
Chi non ha potuto per fatalità di circostanze, vivere sotto l'ali di tale angelo la vita serena della famiglia ha un'ombra di mestizia stesa sull'anima, un vuoto che nulla riempie nel cuore.
Benedite Iddio che creava quest'angelo, o voi che avete le gioie e le consolazioni della famiglia. Non tenete in poco conto, perchè vi sembri di poter trovare altrove gioie più fervide e consolazioni più rapide ai vostri dolori. L'angelo della famiglia è la donna, la madre.

La madre di Giuseppe Ungaretti

E il cuore quando d'un ultimo battito Avrà fatto cadere il muro d'ombra Per condurmi, Madre, sino al Signore, Come una volta mi darai la mano. In ginocchio, decisa, Sarai una statua davanti all'Eterno, Come già ti vedeva Quando eri ancora in vita. Alzerai tremante le vecchie braccia, Come quando spirasti Dicendo: Mio Dio, eccomi. E solo quando m'avrà perdonato, Ti verrà desiderio di guardarmi. Ricorderai d'avermi atteso tanto, e avrai negli occhi un rapido sospiro.

Lettera alla madre di Salvatore Quasimodo

"Mater dolcissima, ora scendono le nebbie, il Naviglio urta confusamente sulle dighe, gli alberi si gonfiano d'acqua, bruciano di neve; non sono triste nel Nord: non sono in pace con me, ma non aspetto perdono da nessuno, molti mi devono lacrime da uomo a uomo. So che non stai bene, che vivi come tutte le madri dei poeti, povera e giusta nella misura d'amore per i figli lontani. Oggi sono io che ti scrivo." - Finalmente, dirai, due parole di quel ragazzo che fuggì di notte con un mantello corto e alcuni versi in tasca. Povero, così pronto di cuore lo uccideranno un giorno in qualche luogo. - "Certo, ricordo, fu da quel grigio scalo di treni lenti che portavano mandorle e arance, alla foce dell'Imera, il fiume pieno di gazze, di sale, d'eucalyptus. Ma ora ti ringrazio, questo voglio, ell'ironia che hai messo sul mio labbro, mite come la tua. Quel sorriso m'ha salvato da pianti e da dolori. E non importa se ora ho qualche lacrima per te, per tutti quelli che come te aspettano, e non sanno che cosa. Ah, gentile morte, non toccare l'orologio in cucina che batte sopra il muro tutta la mia infanzia è passata sullo smalto del suo quadrante, su quei fiori dipinti: non toccare le mani, il cuore dei vecchi. Ma forse qualcuno risponde? O morte di pietà, morte di pudore. Addio, cara, addio, mia dolcissima mater."

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